di Alessandro Bottero
Difendere il copyright. Chi potrebbe essere contrario? Gli autori vanno sempre e comunque difesi. la proprietà intellettuale è un bene troppo importante per non proteggerla. La pirateria informatica è il male assoluto. Sono principi cardine del bon ton del XXI secolo. Guai a chi non li segue. Ma come sempre l’applicazione pedissequa e cieca dei principi spesso si tramuta in paradossali violazioni del buon senso.
Da oltre due settimane il sito Project Gutenberg (PG), il maggiore archivio ad accesso libero di opere libere da copyright, risulta inaccessibile ad alcuni utenti, a seconda della connessione e dello strumento utilizzato. Stranamente ad esempio può essere visualizzato usando una rete fissa Wind, ma non una rete mobile Vodafone. E già questo è bizzarro
Indagando poi il tutto diventa ancora più kafkiano e surreale, come spesso è la burocrazia.
Il provvedimento emanato dal tribunale di Roma è un provvedimento contro ignoti che dispone il sequestro per oscuramento. Nei fatti significa che si impone ai fornitori di servizi internet italiani di rendere la pagina web irraggiungibile ai propri utenti, ma senza bloccare il sito. quindi i gestori del sito Project Gutenberg non hanno ricevuto comunicazione della cosa, e hanno saputo dell’oscuramento solo dalla reazione degli utenti italiani. Inoltre le motivazioni della procura di Roma restano ignote, perché il provvedimento rimanda a un allegato che non è stato reso pubblico.
Secondo alcuni pare che il problema sia la pubblicazione sul sito del PG di alcune opere che anche se libere da copyright per la legge USA, restano soggette al diritto d’autore secondo la legge italiana.
Il casus belli potrebbe quindi riguardare alcune opere libere da diritto d’autore negli Stati Uniti, ma non in Italia. I due Paesi non hanno uguale disciplina in materia di copyright. Oltreoceano diventano di pubblico dominio tutti i libri pubblicati prima del 1 gennaio 1924, mentre in Italia il copyright su un’opera letteraria scade settant’anni dopo la morte dell’autore del volume. Nella lista degli autori italiani presenti nel PG si trovano ad esempio quattro titoli di Aldo Palazzeschi tutti pubblicati prima del 1924. Palazzeschi però è morto nel 1974, di conseguenza il diritto d’autore sulle sue opere scadrà nel 2044. Da qui la possibile violazione, secondo la disciplina italiana ma non quella Usa.
Certo, restano alcune domande: ma chi è che ha perso tempo e impegno per andare a spulciare la lista di un sito che da decenni lavora a promozione della diffusione della cultura, solo ed unicamente per beccare proprio il cavillo legalista che permetteva di bloccare l’accesso a tutto il sito? Gli editori di Palazzeschi? Gli eredi di Palazzesch? E in Italia la vendita delle opere di Palazzeschi è talmente elevata che la presenza di quattro romanzi su un sito a diffusione libera ledeva in modo così abnorme i diritti economici degli eredi o degli editori di Palazzeschi da giustificare la denuncia e l’intervento della procura? Non sarebbe meglio se chi ha denunciato la cosa si godesse un po’ di più la vita e smettesse di fare il Robespierre?