di Alessandro Bottero
Se fossi un avvocato o un imputato non saprei che pensare. La giustizia non dovrebbe essere imparziale, al di sopra di tutto, non soggetta ai convincimenti della persona del giudice?
Non dovrei dare per presupposto che il magistrato che giudica me o altri lo faccia seguendo solo la legge, senza lasciarsi condizionare da simpatie politiche, convenienze personali ed economiche, o simpatie umorali? E allora perché sempre di più sembra invece che non sia così?
Lo scandalo delle chat private di alcuni magistrati, in cui si dice che malgrado il politico X abbia ragione nel suo agire, vada attaccato perché è il gioco politico, non induce il normale e semplice cittadino a pensare che questo sia (o possa essere) un modo di pensare più diffuso di una semplice chat privata tra due magistrati?
Nel 1971 Ugo Tognazzi nel film In Nome del Popolo Italiano diretto da Dino Risi, nei panni del magistrato Mariano Bonifazi alla fine della storia lascia condannare l’industriale Santenocito, interpretato da Vittorio Gasmann, anche se innocente per il delitto di cui è accusato, perché lo ritiene colpevole a priori.
Forse sarebbe il caso di andare a rivedere quel film. sono passati 49 anni, ma sembra girato la settimana scorsa.