Di Alessandro Bottero
In tempi di crisi si dice che qualsiasi lavoro sia il benvenuto. Ma l’esperienza insegna che il lavoro senza regole contrattuali certe diventa facilmente sfruttamento. Lo stesso può accadere con lo smart working, proposto come la panacea per il nuovo mondo che ci aspetta dopo la pandemia
Il unto però è che se è vero che esiste lo smart working (ossia lavorare da casa usando gli strumenti che mette a disposizione la tecnologia), è anche vero che non esiste una riflessione seria, puntuale ed esauriente della contrattualistica legata allo smart working.
I contratti sono necessari per regolare secondo legge ed equità i rapporti tra datore di lavoro e lavoratore (dipendente o meno). Servono a definire i rispettivi diritti e doveri, a stabilire la giusta retribuzione, e a delimitare l’orario che il lavoratore deve dedicare all’impegno lavorativo. In assenza di un contratto definito inevitabilmente chi dispone di maggiore potere contrattuale imporrà il suo volere su chi non ne ha
Prendiamo l’orario di lavoro, ad esempio. Chi adotta la forma smart working ha diritto ad essere disponibile per il lavoro solo tot ore, o siccome “stai a casa” deve essere reperibile 24 ore al giorno, 7 rni su 7? Se arriva una mail di lavoro alle 23:00 ho diritto di rispondere solo il mattino dopo, o siccome “stai a casa” devo sentirmi tenuto a rispondere? o una telefonata, o un messaggio su whatswapp? Volendo essere crudi, attenzione a non far sì che smart working si traduca con “stai a casa, quindi rispondi e lavora”. Inoltre, ma se io adotto la tipologia di rapporto lavorativo dello smart working e per finire un lavoro, un progetto lavoro fino tardi, quelle ore in più sono straordinario sì o no?
E se per caso mentre sono in regime di smart working da casa ho un incidente a casa, è un incidente sul lavoro? E se no, perché? l’uso dello smart working non tramuta forse il mio ambiente domestico in un ambiente di lavoro?
La legislazione dovrebbe riflettere seriamente su questa nuova forma di rapporto lavorativo, per evitare che chi decide di usare lo smart working si ritrovi in un limbo, privo della tutela dei suoi giusti diritti. Diritti tra cui c’è anche quello di smettere di lavorare, una volta finito l’orario di lavoro stabilito da contratto. Smart o non smart.