FISCO (Pag. 3)
Riforma fiscale: al traguardo gli ultimi 5 decreti delegati
La riforma del sistema fiscale è arrivata in porto. Con l’approvazione definitiva degli ultimi cinque decreti legislativi, il Governo ha portato a compimento l’attuazione della delega ricevuta con la legge n. 23/2014. Infatti, dopo i tre “licenziati” ad agosto (riguardanti, rispettivamente, la fatturazione elettronica, la certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuenti, l’«internazionalizzazione» delle imprese – vedi “leggi illustrate” di settembre), il Consiglio dei ministri del 22 settembre, ricevuti – ma non sempre accolti – i prescritti pareri (del resto, non vincolanti) e le osservazioni delle competenti Commissioni parlamentari, ha dato l’imprimatur conclusivo agli ultimi provvedimenti, che aveva messo in cantiere in extremis, approvandoli in prima lettura il 26 giugno scorso, praticamente a sole 24 ore dal termine per l’esercizio della delega fiscale.
I nuovi cinque decreti hanno per oggetto:
● semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione;
● revisione del sistema sanzionatorio, penale e amministrativo;
● revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario;
● norme su stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e su monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale;
● revisione dell’organizzazione delle agenzie fiscali.
In realtà, manca all’appello un ulteriore provvedimento, probabilmente il più atteso (perché riguarda da vicino la stragrande maggioranza dei cittadini), con il quale si sarebbe dovuta realizzare la più volte annunciata riforma del catasto, finalizzata principalmente a rendere più attuali e in linea con i valori di mercato le rendite catastali degli immobili; il tutto, però, a “invarianza” di gettito, senza cioè aggravare ulteriormente la pressione fiscale complessiva sul già tartassato mattone. E proprio il rischio di non riuscire a rispettare questo principio, imposto dalla legge delega, ha bloccato il progetto: le simulazioni fatte in base al testo che era stato preparato hanno rivelato che l’applicazione sic et simpliciter delle nuove regole avrebbe comportato, in molti casi, un aumento esponenziale della tassazione sugli immobili, tanto da indurre il Governo, all’ultimo momento, a rinunciare nell’immediato alla presentazione del decreto e a rinviare l’attuazione della riforma del catasto.
Se ne riparlerà, per motivi di “armonizzazione” normativa, solo dopo aver rimesso mano alla fiscalità immobiliare locale, materia che dovrebbe trovar posto nell’imminente legge di stabilità per il 2016.
In questo numero la portata pratica dei singoli decreti
LAVORO (pag. 9)
Jobs Act: i servizi per l’impiego
Le politiche attive per l’impiego rappresentano una delle sfide del “Jobs Act”, forse la più difficile. Dal dopoguerra lo Stato non ha mai vinto la partita del collocamento. Senza risalire troppo nel tempo, il dato degli ultimi dieci anni in materia di servizi pubblici per l’impiego segna un desolante tasso di inserimento al lavoro del 3%; in altri termini, solo 3 lavoratori su 100 sono riusciti a trovare un’occupazione attraverso i Centri per l’Impiego. Per fortuna dei nostri disoccupati, il privato (agenzie per il lavoro) ha funzionato un po’ meglio.
Il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150 (servizi per l’impiego), è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 settembre scorso ed è entrato in vigore il giorno successivo. Tuttavia, la quasi totalità dell’impianto normativo del decreto non potrà avere effetti immediati, posto che necessiteranno diversi mesi (se non anni) per riorganizzare le istituzioni pubbliche attualmente operanti in questo settore.
LAVORO (pag. 11)
Jobs Act: semplificazione degli adempimenti
Il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 settembre e in vigore dal giorno successivo, si pone l’obiettivo di semplificare le procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, allo scopo di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese.
Anche questo obiettivo è particolarmente ambizioso, benché se dovessimo utilizzare criteri di razionalità per valutarne le reali esigenze dovremmo addirittura ritenerlo timido rispetto alle necessità in termini di riduzione degli oneri e di liberazione dalla burocrazia inutile.
LAVORO (pag. 13)
Jobs Act: riforma degli ammortizzatori
Il via libera ai nuovi ammortizzatori è scattato il 24 settembre 2015, cioè il giorno seguente alla pubblicazione dei decreti di riforma sulla Gazzetta Ufficiale. Da tale data, pertanto, devono ritenersi operative le nuove regole.
Tra l’altro, il decreto prevede prepensionamenti e sgravi contributivi per favorire nuove assunzioni. I lavoratori con età fino a due anni inferiore a quella utile per ricevere la pensione di vecchiaia potranno avere la possibilità di pensionarsi da subito per metà dell’orario di lavoro, continuando a lavorare (a part-time) la restante metà; allo stesso tempo l’azienda potrà assumere nuovo personale ricevendo un bonus economico pari al 15% della retribuzione dei lavoratori (per il primo anno, del 10 e del 5% rispettivamente per il secondo e terzo anno) o la riduzione dell’aliquota dei contributi da pagare alla stessa misura prevista degli apprendisti, in caso di lavoratori assunti con età tra 15 e 29 anni. Il tutto sarà possibile pattuirlo nell’ambito di accordi di solidarietà c.d. “espansivi”, sottoscritti anche a livello aziendale. Le altre novità del decreto.
SOCIETA’ (pag. 35)
L’annullamento breve del matrimonio canonico
La legge n. 55 del 2015 sul cosiddetto “divorzio breve” (vedi Leggi Illustrate di maggio), ha introdotto la riforma con cui sono stati ridotti i tempi e snellite le procedure per separarsi e divorziare in Italia. Per divorziare non è più necessario attendere che passino tre anni dalla separazione, ma basta il decorso di sei mesi in caso di separazione consensuale e di un anno in caso di separazione giudiziale. Gli stessi termini e condizioni valgono per chi scelga di divorziare con la nuova procedura di negoziazione assistita (cioè firmando un accordo stragiudiziale con l’assistenza di un avvocato per parte) o davanti all’Ufficiale dello Stato Civile.
Ora la cronaca ci chiama ad occuparci della riforma del processo canonico grazie alla quale, a partire dal prossimo 8 dicembre, anche il procedimento per ottenere la dichiarazione di nullità del matrimonio religioso cattolico sarà più rapido e meno costoso. Insomma: si dovrà attendere meno tempo per la sentenza che dichiara che il matrimonio, in realtà, non è mai esistito.
Le principali novità.
SOCIETA’ (pag. 37)
Regolamentazione delle convivenze
Se da una parte c’è la fuga dal matrimonio o, potremmo dire, un cammino che a partire dagli anni ’70 (legge sul divorzio) tende a rendere il vincolo “un po’ meno eterno”, dall’altra, contemporaneamente, si cercano nuove soluzioni per valorizzare le convivenze stabili.
Insomma, una sorta di corto circuito, un po’ come se, nonostante tutto, la coppia non potesse rinunciare a costituirsi, vincolarsi e farsi riconoscere dalla legge (salvo, poi, potersi separare il più facilmente possibile!).
Il riferimento è, ovviamente, alle coppie di “fatto”, le convivenze, cioè, che la legge ancora non riconosce. Attualmente solo con il matrimonio, che nel nostro ordinamento si celebra fra uomo e donna, nasce la famiglia, unico centro di imputazione di interessi, diritti e doveri riconosciuto (art. 29 Costituzione). Insomma, l’unico modo che la coppia, ad oggi, ha per interloquire con lo Stato è quello di sposarsi.
Come è noto, sono stati diversi i tentativi nel tempo per approvare leggi che riconoscessero uno status alle coppie stabili anche al di fuori del matrimonio.
L’ennesimo disegno di legge – quello sulle Unioni Civili attualmente davanti al Parlamento – si è bloccato in Commissione Giustizia del Senato nonostante il Governo avesse assicurato che entro il 15 ottobre sarebbe entrato in Aula per la discussione.
Ad ogni modo, ancora prima che il problema venga risolto dal legislatore, poiché da una convivenza prolungata sorgono delle esigenze, vediamo come le coppie non sposate possano già oggi tutelarsi grazie agli strumenti offerti dal diritto civile, da leggi speciali, ma soprattutto grazie agli orientamenti della giurisprudenza. Utilizzando il codice civile, ad esempio, è dal 2013 che il Consiglio Nazionale del Notariato parla di “contratti di convivenza”. In questo numero descritti quali sono.
FISCO (pag. 40)
Affitti commerciali non percepiti, non dichiarabili in caso di risoluzione del contratto
È possibile, in alcuni casi, non inserire nella dichiarazione dei redditi i canoni non percepiti relativi alla locazione di immobili non abitativi (negozi, botteghe, studi professionali, uffici, capannoni industriali, alberghi, ecc.) e tassare quei beni sulla base della rendita catastale, se si riesce a dimostrare di non averli riscossi.
La conferma dell’adozione di questa più sensata e legittima interpretazione arriva dall’Agenzia delle entrate che, in estate, ha diramato specifiche indicazioni operative in tal senso ai propri uffici territoriali, abbandonando la rigida posizione assunta per il passato dall’amministrazione finanziaria.
Attualmente c’è un vasto contenzioso davanti alle Commissioni tributarie su questa questione. Il Fisco, a seguito di accertamenti parziali, non risultando l’interruzione del contratto, contestava al contribuente il pagamento delle imposte sulla rendita catastale e non su quanto pattuito nel contratto stesso, anche se non percepito.
INSERTO
Il lavoro domestico
In un inserto di 40 pagine, regole vecchie e nuove – La retribuzione col voucher – Il contratto tradizionale – Gli oneri sociali (e le detrazioni fiscali) – Lavoratori comunitari ed extracomunitari – Le prestazioni assistenziali a cui hanno diritto i lavoratori domestici