LAVORO (pag. 3)
I decreti che completano il “Jobs Act”
L’11 giugno scorso il Governo ha varato gli ultimi quattro decreti che completano il “Jobs Act”.
Un nuovo decreto vuole intervenire in un campo dove lo Stato ha sempre fallito in passato: rendere i servizi pubblici all’impiego veramente efficienti nella collocazione e ricollocazione dei lavoratori in cerca di lavoro. Si consideri che negli ultimi anni solo il 3% dei lavoratori che trovano un’occupazione devono la loro “fortuna” alle politiche attive dei Centri per l’Impiego (a fronte di costi enormi, con oltre 8.700 addetti!). Da questo dato si evince come sia ardua l’opera da realizzare.
Un secondo decreto legislativo istituisce l’Ispettorato nazionale del lavoro. Si propone di semplificare l’attività di vigilanza in materia di lavoro e contribuzione previdenziale. Ma, per ora, non si va al di là di un mero auspicio. L’intento del Legislatore è di eliminare la frammentaria dislocazione degli organismi ispettivi sottoposti alla direzione e al coordinamento centrale del Ministero del lavoro, ossia gli ispettori dipendenti dall’INPS, dall’INAIL e dalle Direzioni Territoriali del Lavoro. Tra i motivi trainanti vi sono certamente quello di ottimizzare le risorse umane ed economiche, quello di evitare duplicazioni e sovrapposizioni di interventi ispettivi e quello di rendere più efficace l’azione di controllo e repressione degli illeciti.
L’Ispettorato dovrebbe avere sede in Roma e sarà sottoposto al controllo della Corte dei conti.
Un terzo decreto ha l’obiettivo di semplificare le procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, allo scopo di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese. Anche questo obiettivo è ambizioso, benché se dovessimo utilizzare criteri di razionalità per valutarlo dovremmo addirittura ritenerlo timido rispetto alle necessità in termini di riduzione degli oneri e dei vincoli da burocrazia.
La legge delega del Jobs Act aveva chiesto genericamente al Governo di operare in questa direzione:
– “ridurre drasticamente il numero di atti di gestione […] di carattere amministrativo”;
– eliminare tutte quelle norme “che causano rilevanti contrasti interpretativi, giurisprudenziali o amministrativi”;
– unificare le comunicazioni da trasmettere a enti diversi della Pubblica Amministrazione quando riguardano un medesimo evento e “obbligare” le amministrazioni destinatarie a passarsi fra loro le informazioni ricevute centralmente dal cittadino/impresa;
– “rafforzamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in via telematica e abolizione della tenuta di documenti cartacei”;
– “introduzione del divieto per le pubbliche amministrazioni di richiedere dati dei quali esse sono in possesso”;
– previsione di modalità semplificate in grado di dare certezza e autenticità alle dimissioni del lavoratore e in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
Il quarto decreto, in particolare, riscrive la disciplina sulle integrazioni salariali (meglio note come “cassa integrazione”), con la principale novità di estenderne il campo di applicazione. Ad esempio, mentre oggi di cassa integrazione beneficiano solo i lavoratori di aziende con più di quindici dipendenti, in base alla nuova disciplina ne beneficeranno i lavoratori delle aziende con più di cinque dipendenti (i lavoratori di aziende fino a cinque dipendenti non godranno di cassa integrazione, ma soltanto delle indennità di disoccupazione); inoltre, mentre oggi di cassa integrazione non ne possono beneficiare gli apprendisti, in base alla nuova disciplina ne entreranno a pieno nel diritto.
In questo numero l’analisi dei decreti.
SCUOLA (pag. 11)
La riforma scolastica: portata della nuova legge
L’ennesima riforma scolastica, voluta dal Governo Renzi, è andata avanti a colpi di voti di fiducia che sostanzialmente hanno bloccato ogni discussione sul merito del provvedimento. L’iter della legge ha avuto inizio a settembre dello scorso anno col progetto de “La Buona Scuola”, messo in campo dal Ministero dell’istruzione, progetto sul quale si è svolta una pseudo consultazione con tutti gli operatori della scuola, realizzata on line. Infatti, gli esiti della consultazione non hanno poi trovato alcun riscontro nel progetto stesso.
Stesso discorso si è avuto a metà giugno, quando il premier in televisione, a fronte della forte contestazione all’intero progetto di legge da parte di scuole, docenti, alunni e sindacati, ha annunciato che il disegno di legge avrebbe ripreso il cammino parlamentare solo dopo una conferenza nazionale da tenersi i primi di luglio. Nel frattempo i lavori parlamentari sono andati regolarmente avanti e, dopo l’approvazione del provvedimento da parte della Camera dei Deputati, per azzerare gli oltre tremila emendamenti presentati al Senato (che, se esaminati singolarmente, avrebbero allungato enormemente i tempi di approvazione), il Governo ha posto la fiducia su un maxiemendamento che, con un articolo unico, ha riprodotto sostanzialmente il testo del disegno di legge approvato dalla Camera, pur assorbendo alcune delle proposte contenute negli emendamenti presentati al Senato, in sede di Commissione, dalla stessa maggioranza.
Il Governo ha avuto buon gioco per giustificare l’apposizione della fiducia sostenendo che se in tempi molto brevi non fosse stata approvata la legge non ci sarebbero stati i tempi tecnici per fare le previste centomila immissioni in ruolo di docenti a settembre 2015.
Ma le nomine con decorrenza a tutti gli effetti dal 1° settembre 2015 saranno, comunque, in numero molto limitato. In questo numero i punti salienti del provvedimento.
PREVIDENZA (pag. 13)
Assegno per il nucleo familiare: limiti di reddito variati di poco
Al via i nuovi limiti di reddito per l’assegno per il nucleo familiare. Dal 1° luglio, infatti, si applicano i nuovi valori indicati dall’Inps nelle consuete tabelle per verificare diritto e misura della prestazione di cui possono fruire le categorie dei lavoratori dipendenti e quella dei pensionati, nonché gli iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps (lavoratori a progetto, co.co.co. ecc.). La rivalutazione dei limiti di reddito è stata effettuata sulla base dell’aumento dell’0,2% del costo della vita, registrato dall’Istat tra il 2013 e il 2014, e i nuovi valori resteranno validi fino al 30 giugno 2015. L’aumento è risultato molto più contenuto rispetto al passato: nel 2013 fu del 3% e l’anno scorso dell1,1%; tuttavia anche un modesto spostamento di reddito, può modificare l’importo dell’assegno a cui si ha diritto, sia il diritto stesso. Per questo è utile consultare le nuove tabelle.
FISCO (pag. 35)
Nuove regole del ravvedimento
Scaduti i termini canonici per il pagamento di Irpef, Irap, Imu e Tasi, per chi non lo ha fatto (perché non ha voluto o potuto) e vuole correre ai ripari per non rischiare accertamenti e stangate future il Fisco quest’anno offre nuove possibilità…per ravvedersi.
La legge di stabilità per il 2015 (la n. 190/2014) ha profondamente modificato l’istituto del ravvedimento operoso, ampliandone l’applicabilità e i termini entro i quali è possibile avvalersene, con l’obiettivo di incentivare la cosiddetta “tax compliance”, ossia il livello di adesione spontanea del contribuente agli obblighi fiscali, e favorire in tal modo l’emersione di base imponibile.
Il ravvedimento (articolo 13 del decreto legislativo n. 472/1997) consente / lo ricordiamo / a chi ha commesso irregolarità nell’assolvere gli adempimenti tributari di rimediarvi spontaneamente, fruendo di importanti riduzioni delle sanzioni – spesso salate – ordinariamente previste per quelle violazioni. Affinché l’operazione di “redenzione” si consideri perfezionata, occorre che il contribuente (o il sostituto d’imposta), entro determinati limiti temporali, effettui il versamento delle imposte (o ritenute) dovute, della sanzione ridotta e dei relativi interessi legali, e presenti la dichiarazione (se omessa) o l’eventuale dichiarazione sostitutiva (necessaria quando l’irregolarità riguarda i dati esposti nel modello già presentato).
L’intervento normativo operato con l’ultima legge di stabilità, avendo lo scopo di consentire un impiego molto più diffuso del ravvedimento, ha riguardato sia i termini temporali entro i quali è possibile ricorrervi sia le cause che ne impediscono l’utilizzo.
In questo numero la portata pratica del provvedimento.
FISCO (pag. 41)
Unico 2015: la proroga dei versamenti modifica gli interessi per le rate
È diventato un classico del panorama fiscale nazionale: anche quest’anno, a ridosso del tax day fissato per il 16 giugno, è arrivata una proroga per i versamenti delle imposte risultanti dalle dichiarazioni, dovuti da alcune categorie di contribuenti. Per costoro cambia anche il calendario delle rate.
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