Assegni di mantenimento. E quando non li vogliono dare?

Broken red heart and Divorce paper note on cash

di Alessandro Bottero

Chi lavora nel campo del sociale sa che spesso in caso di divorzio la parte economicamente più debole è la donna. Anche in caso di riconoscimento dell’assegno di mantenimento con sentenza esecutiva del tribunale, non sempre si è sicure che al diritto riconosciuto corrisponda la realtà di attuazione.

Non stiamo parlando dei milioni di “alimenti” richiesti da questa o quella vip per mantenere uno status di vita con ville, vacanze, e frequentazioni a sei zeri. Parliamo di quando l’assegno di mantenimento è l’unico mezzo di sussistenza di una donna, magari di mezza età, divorziata perché il marito ha deciso di dare vita a storie con donne più giovani, e nell’impossibilità (siamo onesti) di rientrare nel mondo del lavoro.

in questo caso l’assegno di mantenimento è non un mezzo di “mantenimento” di uno status di vita. è un mezzo di sopravvivenza nello “stato” di vita.

Eppure se chi lo deve erogare semplicemente smettesse di farlo, come e in che modo si può tutelare la parte lesa. Non parliamo di situazioni in cui il giudice deve emettere una sentenza. Parliamo di casi ormai acclarati, definiti, conclusi, in cui si sono stabiliti i doveri delle parti e le parti li hanno accettati.

Ecco, il problema è questo: se una parte decide di non tenere conto dei doveri stabiliti dalla decisione del tribunale, che si può fare? Quanto si deve attendere? Persone che sopravvivono mese dopo mese non hanno tempo da passare in attesa di appelli, ricorsi, riflessioni, perizie, incontri chiarificatori, e decisioni.

La certezza del diritto passa anche attraverso la certezza dell’ATTUAZIONE del diritto. Altrimenti restano solo parole, formalmente e giuridicamente ineccepibili, ma sostanzialmente ininfluenti sulla vita reale.