La protezione della proprietà intellettuale si estende anche ai farmaci.
Questo probabilmente farà nascere alcune problematiche riguardo al vaccino contro il Covid-19, quando questo verrà sviluppato.
Non è infatti da mettere in dubbio il fatto che uno sforzo globale da parte dei laboratori di tutto il mondo porti prima o poi alla scoperta di un vaccino. Il punto non è se il vaccino verrà sviluppato, ma quando. E subito dopo COME questo vaccino verrà messo a disposizione al pubblico.
Sarà a pagamento? Sarà disponibile per tutti gratuitamente? O saranno i singoli governi a pagare quanto chiederanno le società farmaceutiche, annullando così il pagamento del singolo?
Nei diritti compresi dalla proprietà intellettuale c’è quello dello sfruttamento commerciale da parte del detentore della stessa. Solo lui (persona o ente) può decidere di alienarlo da sé.
Certo, se il vaccino fosse sviluppato integralmente da enti governativi a questo punto la proprietà intellettuale e diritti connessi sarebbero dello stato che ha finanziato e permesso la scoperta. Ma anche qui si pone un problema. Se gli USA sviluppassero un vaccino, lo darebbero gratuitamente ad uno “stato canaglia”, così che possa curare i suoi abitanti?
Poniamo per ipotesi che il Covid-19 fosse scoppiato nel 1952, e il vaccino fosse stato sviluppato dall’Unione Sovietica. Stalin l’avrebbe concesso gratuitamente e senza contropartite agli USA? O viceversa?
Possiamo ipotizzare una “concessione” delle case farmaceutiche, per cui in casi eccezionali si sospende da parte del possessore dei diritti di sfruttamento commerciale l’esigere tale diritto (anche se la storia ci insegna che in casi analoghi come l’AIDS o altri malanni, non sempre è successo), ma sarebbe sempre una concessione, non un riconoscimento del comune diritto dell’umanità a godere del vaccino senza contropartite.
Oggi pochi riflettono su questo, e chi lo fa è tacciato di cinismo ma il problema rimane.
Il punto è semplice, e confermato da decine di precedenti: la ricerca e la realizzazione di farmaci costa, e finora alle case farmaceutiche è stato garantito il diritto di rientrare degli investimenti fatti.
Perché oggi dovrebbe essere diverso?
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