Milleproroghe ed esami di maturità
In base ai risultati degli esami di maturità di quest’anno, gli studenti del sud sarebbero molto più bravi rispetto ai colleghi del nord. In Puglia e Calabria più del 10% ha riportato il massimo dei voti, mentre in Piemonte e Lombardia rispettivamente soltanto il 5 ed il 4%. In modo meno accentuato, tuttavia notevole, il divario tra nord e sud si è manifestato anche in altre regioni. Questi risultati sono quelli ufficiali, perciò valgono a tutti gli effetti, cioè spendibili nel mondo del lavoro ed universitario. Paradossalmente, però, lo Stato, per così dire, smentisce se stesso e non è la prima volta: certifica cioè anche risultati opposti. Lo fa attraverso le cosiddette prove INVALSI (un ente di diretta emanazione del Ministero della pubblica istruzione). Si tratta della somministrazione informatizzata e centralizzata di prove che tendono a saggiare la competenza degli alunni di tutte le scuole su materie fondamentali quali italiano, matematica ed inglese.
Milleproroghe ed esami di maturità: rinviata al 2020 la somministrazione informatizzata e centralizzata delle prove
La partecipazione a queste prove, effettuate finora in via sperimentale e prive di valenza giuridica, in base ad una legge del 2017 avrebbero dovuto divenire per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori requisito per l’accesso all’esame di maturità. Il cosiddetto “decreto Milleproroghe” convertito in legge a fine settembre, ha invece rinviato al 2020 l’entrata in vigore della norma. Naturalmente non entriamo nel merito della questione; tuttavia una maggiore uniformità del sistema e dei criteri di valutazione tornerebbe utile agli stessi interessati, gli studenti, dissiperebbe sospetti spesso infondati e non sarebbe difficile da realizzare. Basterebbe fare come in Francia e Inghilterra, dove le prove scritte degli esami finali del ciclo secondario sono corrette a livello centrale.
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