Supermercati e negozi di vicinato
L’idea del Governo di rivedere la liberalizzazione delle aperture dei negozi, stabilita nel 2011 dal “decreto Salva Italia” allarma tutte le associazioni di categoria, preoccupate per le forti ricadute su ricavi e occupazione. Da tutte le parti viene richiesto un confronto col Ministro del lavoro per trovare una soluzione condivisa che venga incontro a tutti, commercianti, lavoratori e consumatori.Secondo la Federdistribuzione (centri commerciali, grandi e piccoli supermercati) sono 12 milioni le persone in Italia che comprano di domenica. Gli acquisti festivi fanno parte ormai – si sostiene – delle abitudini; tornare indietro sarebbe un danno per tutti, in una fase, tra l’altro, in cui il commercio elettronico cresce a doppia cifra e le vendite al dettaglio sono in calo.
Supermercati e negozi di vicinato: tornare indietro sarebbe un danno per tutti
Il fatto è che mettere d’accordo portatori di esigenze diverse, a volte inconciliabili, è impresa ardua. Al di là dei problemi sociali e religiosi (la difesa del riposo settimanale per i lavoratori), che non sempre possono essere risolti monetizzandoli, ci sono aspetti gestionali che non sempre vengono sufficientemente evidenziati. E’ troppo generico parlare di commercio al dettaglio e di lavoratori del commercio. Il lavoratore del supermercato (e per lui il sindacato) potrà sempre accordarsi col datore di lavoro (turnazione nei giorni festivi, retribuzioni aggiuntive, ecc.). Diverso il discorso della piccola bottega con un’unica commessa: o lavora sempre o il negozio abbassa le saracinesche! Lo stesso discorso vale per il titolare di una piccola attività. Il piccolo commercio non è tutelato abbastanza dalle organizzazioni di categoria. Invece rappresenta una componente importante del tessuto sociale, soprattutto nelle grandi città.
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