È recente la sentenza della Cassazione, a Sezioni Unite, che ha modificato i precedenti orientamenti giurisprudenziali in tema di assegno di mantenimento dei figli, in caso di divorzio, a favore del coniuge “più debole” (vedi Leggi Illustrate di settembre). Ora un disegno di legge, presentato da un parlamentare della nuova maggioranza, propone di modificare l’attuale normativa sul mantenimento dei figli in caso di separazione o divorzio: niente più assegno versato da un coniuge all’altro per provvedere ai figli ma “pagamento diretto” di ogni spesa.
Doppio domicilio del minore
L’idea di fondo sarebbe quella di rafforzare l’affido condiviso introdotto con la l. n. 54 del 2006, garantendo il doppio domicilio del minore affinché trascorra la stessa quantità di tempo con ciascun genitore. In questo modo, ognuno dei coniugi dovrebbe provvedere direttamente alle spese senza più bisogno che venga versato un assegno di mantenimento al genitore “domiciliatario”. In teoria, quindi, salvi casi eccezionali, si vuole garantire la parità perfetta dei genitori negli obblighi ed evitare il tracollo economico del coniuge che deve lasciare la casa coniugale e, magari, versare all’altro l’assegno per il figlio.
Molti dubbi
Intanto viene introdotto l’obbligo di rivolgersi al mediatore familiare (in grado forse di dissuadere i coniugi dalle loro intenzioni ?) prima di andare dal giudice per la separazione o il divorzio: ulteriori costi e tempi da sopportare per la coppia in crisi. Inoltre, i coniugi dovrebbero preparare un “piano genitoriale” in cui pianificare tutta la vita del figlio (addirittura le “frequentazioni parentali e amicali del minore”!) per la ripartizione delle relative spese! Senza contare che per realizzare questa parità perfetta il figlio dovrebbe trascorrere lo stesso tempo con ciascun genitore, due domicili, due case, etc…, salvo meccanismi di recupero durante le vacanze! Ma una domanda sorge spontanea: il coniuge che abbia meno risorse o, addirittura, non abbia un lavoro o una casa con spazi adeguati per il figlio, cosa rischierebbe? Cosa vuol dire che ciascun coniuge deve contribuire anche in ragione della valenza economica dei compiti domestici assunti? L’ultima perla è quella relativa alla (ex) casa familiare: il giudice può consentire che il minore vi mantenga la residenza indicando quale dei due genitori continui a risiedervi, ma se quest’ultimo non ne è il proprietario è tenuto a versare all’altro, ove ne sia il proprietario, un indennizzo pari al canone di locazione secondo i prezzi di mercato! E’ risaputo che ormai fra i cosiddetti nuovi poveri ci siano anche padri separati, ma un provvedimento che taglia a fette il tempo dei figli sembrerebbe una fake news, invece è un disegno di legge presentato da un fantasioso membro del nuovo Parlamento!…
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