(Agenzia delle entrate, provvedimento del 22 maggio 2015; Ministero dell’economia e delle finanze, decreto 15/5/2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 116 del 21/5/2015)
Mini proroghe in vista per la presentazione della dichiarazione dei redditi 2014 tramite modello 730 e per i versamenti risultanti dal modello UNICO. Nel primo caso, l’ipotesi più probabile è uno spostamento del termine di scadenza di sette giorni, dal 7 al 14 luglio; nel secondo, invece, dovrebbe trattarsi di uno slittamento di venti giorni (dal 16 giugno al 6 luglio) per i contribuenti cui si applicano gli studi di settore. Vediamone le ragioni.
Dopo 45 giorni dall’apertura del portale telematico dove prendere visione del 730 precompilato, si può affermare che la “svolta epocale” ostentata con orgoglio dal Governo non può certo considerarsi avverata. Tutt’altro. Oltre all’assenza (del resto, annunciata) di tante voci di spesa detraibili/deducibili (che, già essa da sola, secondo le previsioni, avrebbe dovuto comportare la necessità di integrare e/o modificare il 70% dei modelli precompilati), sono tante le imprecisioni, le discrepanze e le omissioni riscontrate nelle dichiarazioni confezionate dall’Amministrazione finanziaria. Una fra tutte, l’assenza, per tanti lavoratori dipendenti e pensionati, dei giorni di lavoro o pensione certificati nel modello CU, che consentono di attribuire e quantificare la detrazione d’imposta per tipologia di reddito posseduto, incidendo anche sulla spettanza del bonus IRPEF di 80 euro mensili; circostanza che ha provocato, per i contribuenti meno esperti che hanno già provveduto a validare il modello, l’invio di una dichiarazione errata a proprio danno, cioè con un “improprio” debito d’imposta. Da qui, l’esigenza di avere un po’ più di tempo a disposizione per rimediare a questi errori. Tra le soluzioni allo studio, concedere la possibilità di annullare la dichiarazione già “accettata” e di ripresentarla ex novo a un professionista o a un CAF oppure di riaprire e correggere quella già trasmessa per inviarla daccapo o, ancora, invitare il contribuente, la cui dichiarazione risulti errata (ad esempio, nel citato caso dei giorni di lavoro assenti), di produrre un 730 integrativo o un modello UNICO.
Per quanto riguarda invece UNICO 2015, il problema, da anni, è sempre lo stesso: il ritardo nella messa a punto dei vari ingranaggi che regolano il funzionamento degli studi di settore. Soltanto il 21 maggio scorso, infatti, sono stati ufficializzati i cosiddetti “correttivi anticrisi” per il periodo d’imposta 2014, ossia gli accorgimenti necessari per tener conto degli effetti causati dalla perdurante congiuntura economica negativa; in particolare, sono stati valutati: il minor grado di utilizzo di macchinari e impianti, le contrazioni di margini e redditività, la riduzione dell’efficienza produttiva, l’andamento negativo intervenuto nell’ambito dei diversi settori (anche in relazione al territorio in cui viene svolta l’attività), la ritardata percezione dei compensi da parte dei lavoratori autonomi per le prestazioni rese. A seguire, il giorno dopo (il 22 maggio), la pubblicazione in versione definitiva, sul sito internet dell’Agenzia delle entrate, dei 204 modelli per comunicare i dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settore, da presentare congiuntamente alla dichiarazione dei redditi UNICO 2015.
Infine, soltanto mercoledì 27 maggio è stato messo in Rete in versione definitiva, aggiornato cioè con i “correttivi anticrisi” GE.RI.CO., il programma informatico che consente di verificare, in fase di compilazione del modello UNICO, la congruità e la coerenza dei redditi che si stanno per dichiarare (in altre parole, se gli stessi risultano allineati a quelli che si aspetta il Fisco) e, se si vuole, di adeguarli ai valori indicati dal software.
Considerato che nel 2014, pur arrivando GE.RI.CO. prima (il 15 maggio), venne comunque concessa la proroga, ci sono tutti i presupposti perché anche quest’anno giunga (secondo tradizione, sul filo di lana) il consueto extra-time di venti giorni per i versamenti dovuti dai contribuenti soggetti agli studi di settore.