LEGGE FINANZIARIA 2016 (pag. 3)
E’ indubbiamente una manovra finanziaria sui generis quella varata dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre scorso e presentata al Senato soltanto domenica 25 (ci sono voluti ben dieci giorni di limature e aggiustamenti per trovare la quadra), dove è iniziato il cammino parlamentare che porterà, entro fine dicembre, all’approvazione definitiva della legge di stabilità per il 2016. Sui generis perché, a differenza di quanto abitualmente accaduto negli anni passati, non contiene mazzate tassatorie. Tutt’altro. Vi è più di una norma che tende a ridurre la pressione fiscale: purché ciò che esce dalle porta non rientri dalla… finestra. L’obiettivo dichiarato, comunque, è farla scendere dal 44,2 al 42,4%.
Alcune delle disposizioni taglia-imposte sono particolarmente significative. Spiccano:
- lo stop ai già calendarizzati aumenti delle aliquote IVA;
- la cancellazione della TASI sull’abitazione principale non “di lusso”, anche in relazione alla quota dovuta dall’inquilino o dal comodatario (in verità, l’esclusione delle abitazioni principali “di lusso” dal beneficio dell’esenzione è arrivata, “per ragion di Stato”, all’ultimo momento, nella fase di maquillage del testo già approvato dal Consiglio dei ministri, di fatto correggendo e smentendo lo stesso premier che, in conferenza stampa, aveva annunciato l’esenzione anche per quella tipologia di immobili);
- l’alleggerimento dell’IRES, l’imposta sul reddito delle società, attraverso la riduzione di 3,5 punti percentuali dell’aliquota di tassazione, anche se tale misura, per poter scattare già dal prossimo anno con un primo taglio di tre punti percentuali (dal 27,5% al 24,5%), è legata alla richiesta del nostro governo di aumentare la flessibilità (il deficit) per fronteggiare le spese per l’emergenza migranti;
- l’abolizione integrale dell’IRAP nei settori agricoltura e pesca e della cosiddetta IMU agricola, cioè dell’imposta municipale su tutti i terreni agricoli utilizzati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, indipendentemente dalla loro ubicazione, quindi non più soltanto i montani e semi-montani, ma anche quelli pianeggianti.
Qualche altro intervento favorevole ha, invece, un approccio piuttosto “timido”, consentendo risparmi individuali di entità talmente bassa da non incoraggiare certo un cambio del proprio tenore di vita: l’ampliamento della “no tax area” dei pensionati, ma solo per gli assegni fino a 15.000 euro annui (varrà pochi euro al mese, nove per i più “fortunati”, e, in più, scatterà soltanto dal 2017); la riduzione del canone RAI a 100 euro (per uno sconto annuo pari a 13,50 euro) che – tra l’altro, altra novità – verrà addebitato direttamente sulla bolletta della luce a chiunque risulti titolare di un’utenza per la fornitura di energia elettrica; il ritorno della detassazione dei premi di produttività, assoggettati, per un ammontare non superiore a 2.000 euro, ad un’imposta sostitutiva del 10% anziché alle ordinarie aliquote IRPEF; il bonus mobili per le coppie giovani che acquistano e arredano la loro abitazione principale.
Altre misure – sempre di segno positivo – potremmo definirle settoriali o “di nicchia”, in quanto coinvolgono una limitata porzione di contribuenti: l’eliminazione dell’IMU sugli “imbullonati”, ossia dei fabbricati ad uso produttivo nei quali sono incorporati macchinari, congegni, attrezzature e altri impianti funzionali al processo produttivo che, fino ad oggi, sono stati trattati come immobili, gonfiando le rendite catastali (e, quindi, la tassazione subita) dei capannoni che li ospitano; la stabilizzazione dell’“art bonus”, ossia del credito d’imposta del 65% spettante a chi effettua erogazioni liberali in denaro a favore della cultura e dello spettacolo.
Da salutare con favore, oltre a quelle già citate, segnaliamo: la conferma del pacchetto casa, ossia la proroga per un altro anno delle detrazioni super per gli interventi edilizi (50%) e per le opere finalizzate al risparmio energetico (65%), e del bonus arredi per chi acquista mobili ed elettrodomestici destinati ad immobili oggetto di lavori di ristrutturazione; la revisione del regime forfetario per lavoratori autonomi introdotto lo scorso anno che, se arriverà in porto con le modifiche proposte dal Governo (in primis, l’innalzamento delle soglie di ricavi e compensi per l’accesso), potrà coinvolgere un’ampia platea di contribuenti, offrendo per cinque anni, a chi avvia un’attività imprenditoriale o professionale, condizioni particolarmente vantaggiose, quelle fino ad oggi riconosciute agli appartenenti al regime dei “minimi”, destinato a scomparire dal prossimo anno; l’opportunità di maxi ammortamenti, nella misura del 140%, riconosciuta ai contribuenti titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo che, fino al 31 dicembre 2016, effettueranno acquisti di beni strumentali nuovi; l’ennesima finestra per effettuare la rivalutazione del costo o valore di acquisto di terreni e partecipazioni, operazione utile, a chi è intenzionato a vendere nel breve quei beni, per risparmiare sulla plusvalenza realizzata.
Anche se fondamentalmente il Fisco la fa da padrone, nel disegno di legge di stabilità non mancano certo interventi in altri ambiti: lavoro, previdenza, pubblico impiego, sociale. Li vedremo in dettaglio, nelle pagine che seguono; per il momento ci limitiamo a segnalare:
- la proroga di un anno, anche se in versione meno “allettante”, della decontribuzione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, da parte di datori di lavoro privati, di persone disoccupate da almeno sei mesi. La nuova disciplina disegnata dalla Stabilità prevede, per le assunzioni fatte nel 2016, non più l’esonero totale come nel 2015, ma una riduzione del 40% dei contributi dovuti dal datore di lavoro, con uno sconto massimo di 3.250 euro (oggi, sono 8.060 euro). Inoltre, il beneficio durerà soltanto due anni, uno in meno rispetto a quelli accordati per le assunzioni del 2015;
- la proroga fino al 31 dicembre 2015 della cosiddetta “opzione donna”, ossia la possibilità concessa alle lavoratrici donne (del settore pubblico o privato, dipendenti o autonome) di andare in pensione prima, con almeno 35 anni di contributi e un’età non inferiore a 57 anni e tre mesi (58 anni e tre mesi, se lavoratrici autonome), optando per il calcolo contributivo della pensione;
- la possibilità, per i lavoratori del privato con contratto a tempo pieno e indeterminato, in prossimità della pensione di vecchiaia (vale a dire, nei tre anni precedenti alla maturazione dei necessari requisiti), di chiedere il part time, ricevendo dal datore di lavoro in busta paga la quota di contributi riferiti alle ore non prestate e senza subire penalizzazioni sulla futura pensione, in quanto lo Stato si accollerà i contributi figurativi;
- il blocco al 27%, anche per il 2016, dell’aliquota contributiva per i professionisti che non hanno Cassa di previdenza di riferimento e non svolgono altra attività per la quale versano contributi previdenziali, obbligati a iscriversi alla Gestione separata dell’INPS;
- l’ennesima ciambella di salvataggio (è la settima, forse l’ultima) per i cosiddetti “esodati”, gli ex-lavoratori che, a seguito delle modifiche normative introdotte dalla “riforma Fornero”, hanno rischiato di trovarsi a lungo senza pensione e senza reddito.
Per concludere, una delle misure più controverse inserite dal Governo nel DDL di stabilità 2016 e che, considerata l’animata discussione pubblica che ne è già scaturita, sicuramente sarà foriera di “vivaci confronti” anche nelle aule parlamentari: ci riferiamo all’innalzamento da 999,99 a 2.999,99 euro, a partire dal prossimo 1° gennaio, della soglia per l’utilizzo del denaro contante.
Si tratta di un evidente cambio di passo rispetto agli ultimi anni, durante i quali il legislatore è intervenuto più volte in direzione opposta, riducendo sempre più la possibilità di effettuare pagamenti con soldi “liquidi”: basti pensare che fino a maggio 2010, poco più di cinque anni fa, il tetto era fissato ancora a 12.500 euro.
La scelta – giustificano i promotori dell’iniziativa – ha soprattutto l’intento di incoraggiare la ripresa dei consumi. Per chi la contesta, invece, si traduce soltanto in un incentivo ad evadere. Entro dicembre, quando il Parlamento approverà definitivamente la legge di stabilità, sapremo quale teoria avrà raccolto più proseliti.
In questo numero analizzate le novità più interessanti.
Fisco (pag. 39)
L’ACCONTO DI NOVEMBRE
Per la maggior parte dei contribuenti, il principale compito fiscale da assolvere nel mese di novembre è rappresentato dal versamento del secondo (o unico) acconto d’imposta in relazione all’anno in corso. L’appuntamento, fissato per il giorno 30, riguarda le imposte sui redditi (IRPEF per le persone fisiche, IRES per le società con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare), l’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) e le imposte sostitutive comunque connesse alla dichiarazione dei redditi, come quella dovuta dai lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, imprenditori, professionisti, artisti) di piccole dimensioni (cosiddetti “minimi”), la cedolare secca sulle locazioni abitative e le imposte patrimoniali sul valore degli immobili situati all’estero (IVIE) e dei prodotti finanziari detenuti all’estero (IVAFE).
In questo numero, una guida per non sbagliare
INSERTO
LA CASA IN AFFITTO
In un inserto di 40 pagine: i cinque tipi di contratto, le imposte sui canoni: Irpef o cedolare secca, le agevolazioni fiscali per i proprietari e quelle per gli inquilini, la registrazione del contratto di locazione