I concerti svaniti.

Il settore della musica dal vivo (sia essa all’aperto o al chiuso) è praticamente fermo.

Studi di settore ipotizzano un crollo del 100% di questo comparto dell’industria musicale. e il motivo è facile. La gran parte dei festival o dei concerti si tengono tra la primavera e l’inizio di autunno, con il picco in estate.

Ma un evento estivo ha bisogno di mesi di preparazione, preparazione che dovrebbe attivarsi adesso e che è impossibile per ovvi motivi.

Secondo Davide D’Atri, fondatore di Soundreef, il settore dei live in Italia movimentava circa 550 milioni di euro, cifra apparentemente elevata ma che va contestualizzata in un mondo dove la gran parte dei musicisti professionisti vivono di esibizioni dal vivo e che grazie a queste riescono (riuscivano?) ad arrivare a fine mese con 1.000 /1.200 euro di ricavo.

Ma non ci sono solo i musicisti. Tutto l’indotto (montatori di palchi, fonici, tecnici delle luci, ecc…) rischia una ecatombe, anche perché per quanto si possano spostare in avanti le scadenze fiscali, alla fine le tasse da pagare saranno sempre calcolate sul 2019, e la richiesta arriverà a persone che hanno già speso i ricavi del 2019 per vivere e non avranno (forse) più nulla per pagare.

La risposta più sensata sarebbe pensare a dopo epidemia, e a una legislazione sia fiscale che di sostegno per i settori particolarmente colpiti.

La musica è una di queste.