De legibus et de interpretatione

A Torino un padre è stato multato di 400 euro perché, come risulta dal verbale,  portava a spasso il cane nei pressi della sua dimora, avendo con sé il figlio a un metro di distanza.

Dei vicini l’hanno visto e ritenendo che questo fatto violasse le norme attualmente vigenti l’hanno segnalato ai vigili, che giunti sul posto l’hanno multato e hanno fatto il verbale.

Giusto? Sbagliato?

La cosa riporta con forza a galla il tema della legge e della sua interpretazione da parte di chi la deve – a volte non volendo, ma costretto dal ruolo – applicare.

A volte le norme non possono – o non vogliono – essere troppo minuziose, e si lascia la possibilità  di “interpretarle”. Solo che chiave interpretativa dovrebbe essere il buon senso.

I romani dicevano “in dubio pro reo”, e anche “summa lex, summa iniuria”.

Oggi invece a volte pare di capire che il principio applicato è “Non è un problema nostro. Bruciateli tutti. Dio sceglierà i suoi”, che tradotto significa “Io applico la legge alla lettera per evitare che poi accusino me di non averlo fatto. Poi lei faccia ricorso”.

E ricordiamoci sempre che un sottile confine tra lo stare attenti a che tutti osservino i giusti comportamenti e la delazione.