Leggi Illustrate N.422

FISCO (pag. 3)

Rottamazione cartelle: c’è tempo fino al 21 aprile

Grazie al Decreto 36/2017 sono disponibili tre settimane in più, fino al 21 aprile, per aderire alla rottamazione delle cartelle (ex esattoriali). Serviranno, ai contribuenti ancora titubanti, per prendere una decisione definitiva sulla personale convenienza a cogliere o no l’opportunità di eliminare le pendenze tributarie e contributive con Equitalia e, al Governo, per incrementare le possibilità che si realizzi l’ambizioso progetto di raggranellare dall’operazione, nel giro di un anno e mezzo, l’allettante bottino di oltre 4 miliardi di euro stimato al momento di varare la sanatoria.

Considerate la gran calca di contribuenti e le lunghe file di debitori registrate nel mese di marzo presso gli sportelli dell’agente della riscossione, la concessione dell’extra-time, seppur di soli 21 giorni, sembra una soluzione di buon senso. Basti pensare che un comunicato stampa di Equitalia, diffuso il 24 marzo, ha reso noto che, conteggiando quelle arrivate fino al giorno precedente, era stata toccata la ragguardevole quota di 600.000 istanze di adesione.

In questo numero un approfondimento alla luce delle precisazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate.

 

LAVORO (pag. 6)

Solidarietà negli appalti: c’è il ritorno al passato

E’ un ritorno al passato in piena regola quello deciso dal Governo a proposito della cosiddetta solidarietà nei contratti di appalto nel settore privato. Con il decreto legge numero 25 del 2017 – approvato da Palazzo Chigi lo scorso 17 marzo – è stato, infatti, stabilito che la materia torni ad essere disciplinata dalle regole vigenti prima del varo della legge Fornero (dal nome dell’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero), la numero 92 del 2012. Una scelta netta da ricondurre alla volontà dell’Esecutivo di disinnescare il referendum abrogativo appunto della Legge Fornero – chiesto dalla Cgil e ammesso dalla Corte Costituzionale l’11 gennaio scorso – che avrebbe dovuto svolgersi a fine maggio.

Il sindacato guidato da Susanna Camusso – vedi “leggi Illustrate” di febbraio – aveva ottenuto una consultazione referendaria su due argomenti concernenti il diritto del lavoro: l’utilizzo dei voucher e, appunto, la solidarietà negli appalti. Gli elettori italiani avrebbero dovuto pronunciarsi sulla richiesta di abrogazione avanzata dalla Cgil il 28 maggio, ma il Governo è stato più rapido e con un sintetico decreto legge (recante norme “urgenti per l’abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti”), composto solamente da tre articoli, ha provveduto a cancellare le norme oggetto del referendum.

 

SOCIETA’ (pag. 7)

Forse non basta una legge per la lotta alla malasanità

Troppo spesso, specialmente negli ultimi tempi, vuoi per imperizia del personale sanitario, vuoi per carenza delle stesse strutture, negli ospedali gli incidenti di percorso… si vanno moltiplicando (le cronache ne sono colme).

Nei limiti dell’umano, la legge di riforma della responsabilità sanitaria (Legge 24 dell’8 marzo 2017, in G.U. del 17 marzo 2017) prova a porvi rimedio, a tutela dei pazienti, ma anche dello stesso personale sanitario che spesso è vittima di accuse ingiuste.

In questo numero una analisi della portata pratica della legge.

 

LAVORO (pag. 9)

Voucher: le conseguenze dello stop

I voucher? Creano più problemi ora che son morti (sono stati soppressi dal decreto 25 del 17 marzo 2017) che quando erano vivi e vegeti. Almeno due i motivi: perché non è rintracciabile per ora una valida soluzione alternativa e per l’artificiosa gestione delle scorte (per chi ce l’ha).

Quanto al primo problema, è facile prevedere che l’abrogazione dei voucher spinga verso il nero, il lavoro sommerso. Non c’è, infatti, un contratto di lavoro o soluzione alternativa per gestire il lavoro occasionale, o c.d. accessorio, in una maniera paragonabile per semplicità e speditezza ai buoni-lavoro che il dl n. 25/2017 ha frettolosamente abrogati. Alternative non ci sono né per i datori di lavoro (e in questo settore ne è stato certamente fatto anche abuso), né tanto meno per le famiglie o per le organizzazioni di volontariato (settori, per fare degli esempi, nei quali il fine elusivo è meno frequente). Altre vie conducono sempre e soltanto alla stessa meta: l’assunzione del lavoratore. Che significa impelagarsi in procedure che una mamma con un figlio ammalato da lasciare a casa per qualche giorno è molto probabile non sappia affrontare da sola, cosa invece possibile con i voucher; per cui, per forza di cose, dovrà o ricorrere all’aiuto di un consulente oppure al più facile lavoro nero.

In questo numero le attuali alternative ai voucher.

 

PREVIDENZA (pag. 11)

Soldi veri ed immaginari per aiutare le neo mamme

Ricordate la monetizzazione del congedo parentale di cui si è occupato l’ultimo numero di “leggi illustrate”? Ricordate che le mamme lavoratrici – dipendenti, autonome e parasubordinate – hanno facoltà di rinunciare a uno o più mesi del proprio congedo parentale, ricevendo in cambio una dote “virtuale” di 600 euro (a mese) spendibili per pagare l’asilo nido o i servizi privati di assistenza mediante i voucher (per esempio, una colf)? Ebbene, la metà di quanto detto non dovrebbe più essere vera. Perché? Perché “implicitamente” abrogata in conseguenza alla frettolosa decisione del Governo di cancellare il lavoro accessorio (l’approfondimento in questo stesso numero). Infatti, messi via i buoni-lavoro, automaticamente sarebbe dovuta venir meno anche la possibilità di monetizzare il congedo parentale utilizzando (appunto) i voucher (in tal caso si chiamavano “voucher baby-sitting”). E, invece, non è così. O, meglio, così è stato per otto giorni, ma poi è intervenuta la marcia indietro: per il baby sitting i voucher si possono ancora usare con le vecchie regole.

In materia di benefici a favore della maternità ci sono anche altre possibilità. C’è il “premio alle nascite” del valore di 800 euro, introdotto quest’anno e su cui l’Inps ha già fornito istruzioni, ma per il quale non ha ancora acconsentito a fare domanda (perché?); è previsto anche il “buono asili nido” del valore di 1.000 euro, non ancora operativo; e il “bonus bebè” (assegno di natalità) già operativo da due anni (dal 2015 e durerà fino a tutto il 2017) e del valore di 80/160 euro mensili che, sotto più aspetti, si accavalla al nuovo premio alle nascite (ma legato al reddito). Detto francamente le politiche a favore della famiglia sembrano versare in totale confusione.

In questo numero sono ricapitolate le varie discipline.

 

PREVIDENZA (pag. 13)

L’assistenza ai disabili estesa a unioni civili e convivenze

Permessi in base alla legge «104» anche a partner e conviventi, cioè a chi appartenga alle nuove formazioni sociali introdotte dalla legge n. 76/2016 (c.d. legge Cirinnà). In particolare, hanno diritto ai permessi retribuiti in base all’art. 33 della legge n. 104/1992, per se stessi o per assistere dei familiari disabili, anche i lavoratori dipendenti facenti parte di un’unione civile o controparti di una convivenza di fatto.

Ma solo i partner di un’unione civile hanno diritto anche al congedo straordinario di 2 anni, sempre per l’assistenza a familiari disabili gravi, disciplinato dall’art. 42 del dlgs n. 151/2001, il T.U. sulla maternità. A precisarlo è l’Inps con la circolare n. 38/2017, spiegando che l’estensione delle tutele alle nuove formazioni sociali non è dovuta soltanto alla legge Cirinnà, ma anche alla recente sentenza n. 213/2016 della Corte costituzionale che ha amplificato l’efficacia dei principi della legge n. 76/2016.

 

PREVIDENZA (pag. 43)

Artigiani e commercianti: contributi più alti nel 2017

Aumentano anche nel 2017 i contributi di artigiani e commercianti, dopo i rincari degli anni scorsi. Quest’anno, infatti, un artigiano paga un contributo minimo di 3.669 euro (3.599 euro lo scorso anno) e un commerciante di 3.683 euro (3.613 euro nel 2016), con un rincaro di 70 euro. L’aumento, come per gli ultimi anni, scaturisce dagli effetti della Manovra Monti, il c.d. provvedimento “Salva Italia” (il decreto legge n. 201/2011 convertito in legge n. 214/2011), che fissò l’agenda con gli annuali innalzamenti delle aliquote contributive fino a raggiungere la soglia del 24% del reddito dal 1° gennaio 2018. Nessun aumento si registra, invece, per il reddito minimo di riferimento, cioè l’imponibile su cui si calcolano i contributi: non c’è stato perché non c’è stata alcuna rivalutazione dell’indice Istat, in mancanza di inflazione.

 

IMMOBILI (pag. 45)

Nuove regole per i contratti concordati

Nuove regole per i contratti agevolati, transitori e per studenti universitari (decreto 62/2017). Per tutte queste locazioni, i nuovi accordi territoriali tra le organizzazioni delle proprietà e quelle dell’inquilinato potranno attestare la rispondenza economica e normativa del singolo contratto all’accordo locale di riferimento, anche con riguardo alle agevolazioni fiscali. Per i transitori, poi, viene eliminata la durata minima (30 giorni) e rimane solo l’indicazione della durata massima (18 mesi). Sempre con riguardo ai transitori, il canone per i contratti con durata pari o inferiore a 30 giorni diviene in ogni caso libero e non va indicato e documentato il motivo di transitorietà; per i contratti di durata superiore a questa soglia, invece, gli accordi locali, quando il motivo sia “difficilmente” documentabile oppure non rientri tra quelli previsti espressamente nell’accordo di riferimento, potranno definire criteri e casi in cui possano essere comunque ritenuti validi. Per le locazioni destinate a studenti universitari vengono, per altro verso, meglio precisate le diverse tipologie dei corsi interessati. Infine, viene dettagliatamente regolato il funzionamento delle commissioni di conciliazione locali a cui possono ricorrere le parti contrattuali in caso sorgano controversie.

 

INSERTO

Compiliamo insieme il modello 730

In un inserto di 56 pagine una guida pratica con i chiarimenti del Fisco. Molte novità anche quest’anno. Il Modello precompilato è più completo rispetto all’anno scorso. Si affianca a quello tradizionale che può essere compilato dal contribuente ed inviato al Fisco tramite CAF o professionista. Si può anche chiedere a costoro la compilazione e la rettifica del “precompilato”.