Leggi Illustrate N. 409

LAVORO (pag. 3)

Jobs act e dimissioni dal lavoro: convalida per quelle sospette

Per comunicare le dimissioni dal lavoro e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, occorre registrarsi al sito www.cliclavoro.it e richiedere il Pin all’Inps. In alternativa, ci si può rivolgere a soggetti abilitati: patronati, sindacati, enti bilaterali e commissioni di certificazioni. A stabilirlo è il decreto ministeriale 15 dicembre 2015, pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 7 dell’11 gennaio che approva il modulo per dimissioni e risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro, gli standard e le regole tecniche per la compilazione e trasmissione al datore di lavoro e alla direzione territoriale del lavoro, in attuazione della riforma del Jobs Act. L’operatività delle nuove regole è fissata dal 12 marzo 2016, cioè per le dimissioni e risoluzioni consensuali presentate a partire da tale data. Sempre su questo tema, inoltre, un’altra novità riguarda il modulo di convalida delle dimissioni e risoluzioni consensuali rassegnate da lavoratori genitori. Dal 1° gennaio 2016, infatti, gli uffici territoriali del ministero del lavoro invitano i lavoratori (genitori di bambini fino a tre anni d’età, per i quali le dimissioni sono soggette a convalida) a compilare un nuovo modulo in cui, tra l’altro, devono attestare di essere a conoscenza di poter trasformare il rapporto da tempo pieno a part time in base alla nuova facoltà introdotta dal Jobs act e di poter fruire del congedo parentale su base oraria, altra facoltà resa operativa sempre dal Jobs act.

LAVORO (pag. 5)

Indennità di disoccupazione, jobs act e norme transitorie

Uno dei decreti legislativi attuativi del Jobs ACT (il 150/2015), ha previsto una riorganizzazione generale di tutte le istituzioni pubbliche che hanno competenza in materia di mercato del lavoro, delegando gran parte dei poteri ad una istituenda agenzia nazionale vigilata dal Ministero del Lavoro: l’ANPAL.

l Jobs ACT ha previsto l’attivazione dell’Anpal già a partire dal 1° gennaio 2016, ma, come al solito, non sono stati ancora emanati i relativi decreti ministeriali attuativi ed i tempi sono probabilmente lontani perché la nuova agenzia sia veramente operativa. I lavoratori e i datori di lavoro, perciò, devono e dovranno continuare ad interagire con gli attuali Centri per l’Impiego, soprattutto in riferimento alla gestione delle pratiche di disoccupazione. Perciò, prima l’Inps (Circolare 27 novembre 2015, n.194) e poi il Ministero del Lavoro (Nota 29 dicembre 2015, prot. n. 6704) sono intervenuti per individuare le misure transitorie a cui fare riferimento.

IMMOBILI (pag. 6)

Via libera al prestito vitalizio agli anziani proprietari di casa

Il prestito vitalizio ipotecario può finalmente partire. Con decreto del ministero dello Sviluppo economico (in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) sono, infatti, state stabilite le regole che gli istituti creditizi devono rispettare per offrire sul mercato questo particolare strumento, destinato a garantire una nuova fonte di liquidità per gli ultrasessantenni proprietari di immobili residenziali.

Ricordiamo che questa forma di prestito altro non è che una alternativa alla vendita della nuda proprietà. Consente al proprietario di un immobile over 60 di convertire parte del valore del bene in contanti, per soddisfare esigenze di liquidità, senza essere tenuto a cedere la proprietà, che viene comunque ipotecata a garanzia del finanziamento. Rispetto alla nuda proprietà, il prestito ipotecario vitalizio ha il vantaggio per mutuatario di non perdere la proprietà dell’immobile e non preclude la possibilità per gli eredi di recuperare il bene.

LAVORO (pag. 7)

Appalti: nuovi principi e regole

Ci sono voluti dodici mesi di scritture, riscritture, trattative e passaggi parlamentari ma alla fine è arrivato l’ok di Camera e Senato al testo della legge delega sulla base della quale sarà adottato il nuovo codice degli appalti. La legge – il cui esame era cominciato nel gennaio di un anno fa a Palazzo Madama – è stata approvata in via definitiva lo scorso 14 gennaio. Con 170 sì il Senato ha varato il provvedimento senza introdurre modifiche rispetto a quanto stabilito dalla Camera con il voto del 17 novembre 2015. Con la legge delega sono stati fissati i criteri a cui il Governo è adesso vincolato nell’adottare il nuovo codice degli appalti, destinato a prendere il posto di quello attualmente in vigore, contenuto nel decreto legislativo numero 163 del 2006.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (pag. 11)

Riforma alla prova

Circa sei mesi dopo l’approvazione da parte del Parlamento della “Delega al governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” (legge 7 agosto 2015, n. 124), il Consiglio dei Ministri ha approvato il 20 gennaio scorso un primo pacchetto di decreti attuativi che dovrebbero concretamente trasformare la nostra burocrazia in un modello di efficienza e di produttività al servizio dei cittadini e delle imprese. Si tratta di undici provvedimenti che dovrebbero incidere su temi ripetutamente ed inutilmente affrontati negli scosi anni. Sono previsti, ad esempio, il taglio delle società partecipate (chi non ricorda le tabelle del Commissario straordinario alla spesa pubblica, Carlo Cottarelli?), la semplificazione dei procedimenti amministrativi, lo sviluppo dell’amministrazione digitale o il riordino dei servizi pubblici locali.

E’ solo un primo assaggio, poiché la legge-delega n. 124/2015 prevede anche altri interventi, sui quali il governo sta ancora lavorando. Nei prossimi mesi è attesa l’emanazione di ulteriori decreti attuativi su temi particolarmente scottanti, come la riforma della dirigenza pubblica, il taglio delle Camere di Commercio, l’accorpamento degli uffici periferici delle amministrazioni statali e la revisione dei sistemi di valutazione dei dipendenti pubblici per l’erogazione dei premi di produttività, per i quali il governo ha scelto di concedersi tempi più lunghi.

Dal punto di vista mediatico, “traino” alla riforma della pubblica amministrazione sono state senza dubbio le nuove norme sul licenziamento dei dipendenti pubblici assenteisti, una sorta di antipasto del più ampio decreto di revisione della disciplina del lavoro pubblico (previsto dall’art. 17 della legge-delega 7 agosto 2015, n. 124) che dovrebbe essere emanato entro la fine dell’anno.

SOCIETA’ (pag. 13)

Depenalizzazione di alcuni reati (ora illeciti civili o amministrativi)

Lo scorso 15 gennaio il Governo ha adottato due decreti legislativi, il n. 7 ed il n. 8, per depenalizzare alcuni reati e trasformarli in illeciti civili o amministrativi. Questo vuol dire che alcune condotte che finora avevano una rilevanza penale avranno solo conseguenze civili (eventuale risarcimento del danno disposto dal giudice civile, più una sanzione pecuniaria) o amministrative (versamento di una sanzione pecuniaria all’autorità competente più eventuali sanzioni accessorie).

I due decreti legislativi sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 17 del 22 gennaio 2016 e sono in vigore dal 6 febbraio.

LAVORO (pag. 15)

Certificazione Unica: obblighi dei sostituti d’imposta

La diversità della Certificazione Unica (CU), che deve annualmente essere inviata dal datore di lavoro al dipendente per i redditi erogati e sui contributi versati, sono notevoli rispetto all’ormai consolidato modello CUD, dallo scorso anno mandato in pensione, se non altro per l’ampliamento della sua sfera di applicazione: tra l’altro certifica anche i redditi di lavoro autonomo, da sempre certificati in forma libera e senza l’obbligo della trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate.

La mancanza di un termine perentorio di scadenza, peraltro, aveva portato i sostituti d’imposta tenuti all’emissione delle certificazioni a prendersela comoda con riguardo alla consegna dei modelli ai lavoratori, a tal punto che, specialmente per le certificazioni delle ritenute d’acconto agli autonomi, si arrivava a rilasciare il documento anche a ridosso della scadenza del modello UNICO. Ora, invece, l’obbligo della trasmissione telematica, unitamente alla minaccia sanzionatoria, impone una scaletta di lavoro non più modellabile a piacere nel tempo.

PREVIDENZA (pag. 35)

Prestazioni invalidi civili 2016: poche lire in più e non per tutti

Rivalutate alcune prestazioni agli invalidi civili: + 2,12%, quant’è la variazione percentuale delle retribuzioni contrattuali degli operai dell’industria tra il periodo agosto 2014/luglio 2015 e lo stesso periodo dell’anno precedente (agosto 2013/luglio 2014). Come per le pensioni, infatti, una “perequazione” esiste anche per le prestazioni degli invalidi, ciechi e sordomuti (pensioni, assegni, indennità, ecc.). Un’operazione attraverso cui, cioè, se ne rivalutano gli importi al fine di mantenere stabile il loro potere di acquisto.

Ma c’è una particolarità rispetto alle pensioni: l’indice utilizzato non è unico. In particolare, alle prestazioni che sono denominate o equiparate a “pensioni”, in quanto tali si applica il tradizionale tasso d’inflazione Istat (quello stesso applicato a tutte le altre pensioni non legate a invalidità), mentre ad alcune indennità e assegni si applica il tasso di variazione delle retribuzioni del settore industriale. Al tasso d’inflazione Istat, inoltre, viene operata anche la rivalutazione dei limiti di reddito previsti, in alcuni casi, per il diritto alle prestazioni.

Morale della favola, la maggior parte delle prestazioni conserva lo stesso importo dell’anno scorso. Ma, paradossalmente, si può considerare una buona notizia, se si pensa che questi limiti e alcune delle prestazioni sarebbero dovuti addirittura calare d’importo perché l’indice dell’Istat è risultato negativo (– 1%). Invece sono rimasti invariati grazie alla norma della legge di Stabilità del 2016 che ha previsto che l’indice di rivalutazione delle pensioni non può essere applicato mai in segno negativo: se è negativo, l’indice assume valore 1, cioè invarianza (comma 287, art. 1, della legge n. 208/2015  (legge di Stabilità 2016). Vediamo, dunque, il quadro aggiornato degli importi delle prestazioni tra il 2015 e il 2016.

FISCO (pag. 39)

Comunicazione dati Iva 2015: si presenta entro fine mese

Afine mese, esce di scena la comunicazione annuale dei dati IVA, sempre che non ci siano altri ripensamenti. Infatti, l’adempimento, che consiste nel comunicare all’amministrazione finanziaria l’ammontare complessivo delle operazioni attive e passive effettuate nell’anno precedente e la conseguente relativa imposta dovuta o a credito, sarebbe dovuto andare in pensione già lo scorso anno. La legge di stabilità per il 2015 ne aveva decretato l’abolizione a partire dall’anno d’imposta 2015; questo perché, dal 2016, il termine di scadenza per la presentazione della dichiarazione annuale dell’IVA sarebbe dovuto essere anticipato dal 30 settembre all’ultimo giorno del mese di febbraio (cioè, la stessa scadenza in uso per la comunicazione dati IVA), circostanza che di fatto rendeva l’appuntamento con la comunicazione dei dati una inutile duplicazione. Tale disposizione, però, è stata ben presto oggetto di ripensamento da parte del legislatore, tant’è che, a distanza di pochissimo tempo, il “decreto milleproroghe” ne ha fatto slittare l’applicazione di un anno.

INSERTO

Dichiarazione Iva annuale

Nell’inserto la guida all’adempimento fiscale. Il Modello in cui i contribuenti debbono riepilogare le operazioni attive e passive effettuate durante il 2015. Si presenta a partire da febbraio 2016.