Leggi Illustrate N. 397

FISCO  (pag. 3)

 Legge di stabilità 2015: misure fiscali

A differenza di altre precedenti manovre, la legge di stabilità 2015 non si può definire tutta “lacrime e sangue”. Sono presenti misure che potrebbero aiutare sviluppo e crescita e fornire un contributo per arginare il pericoloso aumento del numero dei disoccupati, soprattutto tra i giovani.

A tale scopo è stato reso integralmente deducibile dall’Irap il costo sostenuto dalle aziende per lavoro dipendente a tempo indeterminato. In materia, vanno poi segnalati due interventi migliorativi operati dal Parlamento: l’integrale deducibilità del costo del lavoro è stata estesa, anche a produttori agricoli e società agricole, per ogni dipendente a tempo determinato con contratto almeno triennale e che ha lavorato non meno di 150 giornate; inoltre, a favore dei soggetti che non hanno dipendenti, per compensare il ritorno generalizzato delle maggiori aliquote Irap (queste da applicare già per il 2014), è stato previsto il riconoscimento di un credito d’imposta, pari al 10% dell’Irap lorda dichiarata, da utilizzare in compensazione.

È ok, sia per i contribuenti che per i settori industriali coinvolti (edilizia ed arredamento), la proroga per un altro anno delle detrazioni maggiorate a favore di chi effettua interventi di recupero del patrimonio edilizio (“bonus ristrutturazioni” al 50%) o lavori finalizzati al risparmio energetico (“ecobonus” al 65%) e/o acquista mobili ed elettrodomestici destinati ad immobili ristrutturati (“bonus arredi” al 50%).

Pollice su per l’estensione al 2015 della possibilità di compensare i debiti di natura fiscale con i crediti commerciali e professionali (per somministrazioni, forniture, appalti e servizi) maturati nei confronti di amministrazioni statali ed enti territoriali, locali e del Servizio sanitario nazionale. Di segno positivo anche l’introduzione dell’aliquota Iva al 4% sugli e-book, i libri in formato elettronico, ai quali viene riconosciuto lo stesso trattamento fiscale prima riservato ai soli giornali e libri cartacei.

Inoltre, è stata “cristallizzata” anche la disciplina Tasi. Per il tributo sui servizi indivisibili (e per l’Imu), era stata annunciata (sempre dal premier Renzi) l’imminente cancellazione: al loro posto, nella legge di stabilità 2015, avrebbe dovuto vedere la luce la più semplice local tax. Ma la complessità della materia e i tempi ristretti per l’approvazione della manovra finanziaria hanno fatto slittare l’introduzione del nuovo tributo unico comunale al 2016. Nel 2015, quindi, avremo a che fare ancora con Imu e Tasi. Per quest’ultima, in particolare, con una disposizione ad hoc è stato scongiurato che l’aliquota per l’abitazione principale potesse arrivare fino al 6 per mille: dunque, anche quest’anno, come nel 2014, la Tasi sulla prima casa non potrà andare oltre il 2,5 per mille, con facoltà per i Comuni di applicare una maggiorazione dello 0,8 per mille, sempre che introducano altre misure agevolative.

Giudizio sospeso, ma tendente al negativo, sul nuovo regime forfetario per imprenditori e professionisti. Viene definito agevolato (e sicuramente lo è a confronto con il regime ordinario) ma, rispetto all’abrogato regime dei “nuovi minimi”, è di certo più costoso (l’imposta sostitutiva è ora al 15%, contro il precedente 5%). Né, in fase di approvazione del disegno di legge, sono stati apportati quei correttivi richiesti dalle categorie interessate (e, a parole, condivisi da un gran numero di parlamentari), in particolar modo l’innalzamento dei limiti di reddito per l’accesso, troppo bassi per alcuni operatori (ad esempio, 15.000 euro per professionisti). Anzi, è stato aggiunto un ulteriore paletto preclusivo, quando, oltre ai redditi d’impresa o di lavoro autonomo, si è titolari anche di redditi di lavoro dipendente o di pensione.

Più tasse anche su fondi pensione (dall’11,5% al 20%), rivalutazione del Tfr (dall’11% al 17%), utili degli enti non commerciali, componente finanziaria delle polizze vita (26%, prima del tutto esenti), ritenuta d’acconto sui bonifici relativi ai lavori di ristrutturazione e risparmio energetico (dal 4% all’8%).

Non comportano inasprimento fiscale, ma riduzione della liquidità disponibile, due altre misure in materia di Iva: l’introduzione dello split payment, sistema in base al quale i fornitori delle pubbliche amministrazioni riceveranno le somme loro spettanti al netto dell’Iva, che sarà versata direttamente dagli enti pubblici, e l’estensione del reverse charge (o meccanismo dell’inversione contabile) agli acquisti effettuati dalla GDO (grande distribuzione organizzata), con assolvimento della relativa imposta da parte degli stessi cessionari (supermercati, ipermercati e discount alimentari).

Un ultimo cenno alla nuova strategia antievasione ispirata alla filosofia dell’adeguamento spontaneo: l’Agenzia delle entrate farà sapere al singolo contribuente tutte le informazioni che lo riguardano di cui è in possesso, non solo quelle da lui stesso fornite ma anche quelle di cui è venuta a conoscenza perché trasmesse da altri soggetti, ad esempio in occasione della comunicazione per lo “spesometro”. In sostanza, è come se il Fisco dicesse: “Guarda, di te io so questo, questo e quest’altro. Regolati di conseguenza”. Un invito alla riflessione, uno stimolo a comportarsi correttamente. In tale ottica, vanno letti anche l’estensione e il potenziamento del ravvedimento operoso che, dopo le modifiche apportate, potrà essere utilizzato avendo un orizzonte temporale molto più ampio (in pratica, non più al massimo entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa l’irregolarità, ma fino a quando non arriva un atto di liquidazione o di accertamento oppure una comunicazione di irregolarità a seguito dei controlli automatici e formali delle dichiarazioni), senza essere impedito dal fatto che la violazione è già stata constatata o che sono iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative (questionari, inviti al contraddittorio, ecc.), delle quali l’interessato ha avuto formale conoscenza.

LAVORO  (pag. 3)

Legge di stabilità 2015: misure per il lavoro

Importante lo sgravio totale per tre anni dai contributi previdenziali a favore delle aziende che assumono nel 2015 lavoratori a tempo indeterminato.

Da sottolineare anche l’intenzione del Governo di fare assumere a tempo indeterminato 150.000 precari storici della scuola. Ma in questo settore le cose si sono parecchio complicate dal momento che è intervenuta una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ci impone di non limitare le assunzioni a coloro che sono attualmente inclusi nelle cosiddette graduatorie ad esaurimento ed ai vincitori e idonei dell’ultimo concorso a cattedre, ma apre un varco più ampio: andrebbero cioè stabilizzati anche i cosiddetti supplenti temporanei.

Sicuramente positiva la stabilizzazione del “bonus Irpef” di 960 euro (80 al mese) per i lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 24.000 euro (in realtà, spetta anche otre quel limite, ma in misura decrescente, fino ad azzerarsi una volta raggiunta quota 26.000 euro). Getta qualche ombra su questa misura, la mancata considerazione del fattore familiare e la sua mancata estensione – promessa dal premier lo scorso anno – ad altre categorie di contribuenti (pensionati, incapienti e partite Iva), ma le scarse risorse finanziarie hanno impedito di ampliare la platea dei beneficiari.

Sul TFR in busta paga per i lavoratori dipendenti del settore privato, la valutazione non può essere “netta”. C’è sicuramente un aspetto positivo: la possibilità di avere immediata disponibilità di somme altrimenti “esigibili” solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro; di contro, tali importi, che se percepiti alla loro scadenza naturale subirebbero un prelievo fiscale più soft in quanto soggetti alla c.d. tassazione separata, sconteranno la tassazione ordinaria, secondo le aliquote IRPEF progressive.

PREVIDENZA  (pag. 3)

 Legge di stabilità 2015: misure per la previdenza

È pro famiglie il “bonus bebè” (assegno di 960 euro all’anno per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2017), per accedere al quale, però, è stato modificato il requisito di accesso: il tetto non è più rappresentato dal reddito complessivo dei genitori (90.000 euro), ma dall’ISEE del nucleo familiare (25.000 euro); assegno di importo doppio per chi ha un’ISEE non superiore ai 7.000 euro annui.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE  (pag. 3)

Legge di stabilità 2015 e  pubblica amministrazione

Una parte della Legge finanziaria è diretta ai risparmi nella spesa pubblica. Sono molto più modesti di quelli vagheggiati dal famoso Commissario Cottarelli, ma il problema è certamente non risolvibile in tempi brevi. Ci sono problemi di natura… politica ed economica. C’è da tener presente che, ad esempio, un radicale sfrondamento di attività e di enti inutili che ruotano nell’area statale e parastatale coinvolgerebbe necessariamente un  numero enorme di lavoratori (o presunti tali) che tra l’altro sono consumatori e… vanno a votare!

LAVORO (pag. 35)

Legge sul lavoro

Nel pomeriggio della vigilia di Natale il Governo ha reso noto il testo dei primi due decreti attuativi del cosiddetto Jobs ACT (legge 10 dicembre 2014, n. 183): il primo dedicato al contratto di lavoro a tutele crescenti, il secondo dedicato alla Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (classificata sotto l’acronimo “NASpI”). Con riferimento al primo dei due – quello certamente più atteso che va ad incidere anche sulla formula dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori – il Governo sembra avere fornito una soluzione che, da una parte sconfessa le aspettative di chi si attendeva una vera e propria rivoluzione copernicana e, dall’altra delude  le sollecitazioni opposte di chi ha manifestato duramente contro questa riforma. Insomma, da una prima ricognizione al decreto sembra che il Governo non abbia voluto accontentare (o scontentare) né gli uni né gli altri, adottando una formula di compromesso che non si discosta granché dagli interventi legislativi degli ultimi 15 anni.

Tre le novità di riforma in tema d’indennità di disoccupazione. La prima è la NASpI (acronimo di nuova assicurazione sociale per l’impiego): ne avranno diritto tutti i dipendenti del settore privato, assunti a tempo indeterminato o a tempo determinato nonché i dipendenti pubblici assunti a termine (quelli assunti a tempo indeterminato non hanno mai avuto diritto ad alcuna indennità di disoccupazione, per il semplice fatto che da “dipendenti pubblici” è impossibile perdere il lavoro). La NASpI sarà operativa per gli eventi di disoccupazione che si verificheranno a partire dal 1° maggio 2015 e sostituirà le vigenti Aspi e mini-Aspi, introdotte dalla riforma del lavoro Fornero dal 1° gennaio 2012.

La seconda novità si chiama ASDI: una seconda indennità di disoccupazione di cui potranno beneficiare i percettori di NASpI una volta esaurito il periodo massimo di fruizione. In sede di prima applicazione, cioè per l’anno 2015 di “sperimentazione”, l’ASDI potrà essere richiesta dal disoccupato che ha minori a carico o un’età vicina alla pensione al termine di fruizione della NASpI e sempreché persista il suo stato di disoccupazione.

La terza novità, infine, è la DIS-COLL: operativa soltanto per l’anno 2015 (in attesa del previsto “superamento” di tutte le forme collaborazioni coordinate e continuative, anche a progetto), sostituirà la cosiddetta indennità “una tantum”, con una disciplina che la ricalca in quasi tutti gli aspetti.

PREVIDENZA (pag. 38)

Artigiani e commercianti: gli aumenti dei contributi

Contributi più cari per i lavoratori autonomi: artigiani, commercianti e coltivatori diretti. Dal 1° gennaio 2015 le aliquote di contribuzione degli artigiani e dei commercianti salgono dello 0,45 per cento. E’ il quarto aumento, questo, dopo il rincaro dell’1,3 per cento che c’è stato a partire dal 1° gennaio 2012 e dopo l’ulteriore incremento dello 0,45 per cento scattato dal 1° gennaio 2013 e 2014 stabiliti dalla manovra Monti del 2011 (art. 24, comma 22 del decreto legge n. 201/del 2011, nel testo introdotto dalla legge di conversione n. 214/2011). Per i lavoratori autonomi agricoli l’aumento delle aliquote varia tra un minimo dello 0,40 per cento e un massimo dell’1,5 per cento in funzione del territorio in cui operano. La buona notizia, per tutti questi lavoratori autonomi, è che l’aumento rifletterà il beneficio di un incremento anche del calcolo della futura pensione. Ai soli commercianti, infine, va ricordato pure che il contributo aggiuntivo dello 0,09 per cento destinato al finanziamento dell’indennizzo per cessazione attività che doveva terminare il 31 dicembre 2014 è stato prorogato fino al 31 dicembre 2018.

PREVIDENZA (pag. 39)

Più contributi anche dai lavoratori atipici

Forte rincaro dei contributi dovuti dai lavoratori iscritti alla gestione separata dell’Inps. Dal 1° gennaio 2015, infatti, sale di 2 punti percentuali l’aliquota contributiva dei soggetti “esclusivi” (cioè iscritti “solo” alla gestione separata); di 1,5 punti percentuali quella dei soggetti “non esclusivi” (cioè già pensionati o iscritti ad altra gestione previdenziale); addirittura di 3 punti percentuali quella dei professionisti con partita Iva (c.d. “senza cassa” di previdenza professionale), dopo che l’anno scorso avevano chiesto ed ottenuto il rinvio di un anno dell’aumento.

Riassumendo, nel primo caso l’aliquota contributiva passa al 30,72 per cento, nel secondo caso al 23,5 per cento e nel terzo caso ancora al 30,72 per cento. Il rincaro fa parte di una tabella di marcia di aumenti che conduce fino al mese di gennaio 2018, quando l’aliquota contributiva si assesterà al 33,72 per cento per i soggetti “esclusivi” e al 24 per cento per i collaboratori in pensione o in possesso di altra previdenza obbligatoria. L’aumento è stato previsto dalla riforma Fornero e corretto, in un secondo momento, dalla legge n. 134/2012 di conversione del decreto legge n. 83/2012 (il cosiddetto decreto Sviluppo).

PREVIDENZA (pag. 40)

L’assegno per pagare l’asilo nido

C’era una volta il contributo per pagare la baby sitter o l’asilo nido, elargito alle neo mamme che avessero rinunciato al “congedo parentale” facoltativo. Era l’anno 2013. Il finanziamento per l’anno successivo, però, è arrivato solo a fine 2014. Per fortuna, però, c’è già anche quello per il 2015 e quanto non speso l’anno scorso potrà essere utilizzato quest’anno.

Inoltre il bonus bebè è aumentato sia nell’importo sia come campo di applicazione. Infatti, sale a 600 euro mensili (300 per il 2013) per sei mesi e ne possono fruire, oltre alle lavoratrici del settore privato e a quelle parasubordinate (anche se solo per tre mesi), anche le lavoratrici pubbliche, finora escluse. A stabilirlo è stato il decreto 28 ottobre 2014, pubblicato sulla G.U. n. 287/2014; ma l’Inps ha dato avvio alla procedura soltanto dal 16 dicembre 2014, precisando di tenerla aperta fino al 31 dicembre 2015 monitorando il rispetto delle risorse (perché il bonus può essere concesso per l’importo massimo di euro 20 milioni in ciascuno degli anni 2014 e 2015).

Resta un handicap: l’aleatorietà. Infatti, se le risorse non dovessero bastare, è previsto che, anche a domande già presentate, possa entrare in ballo il reddito (Isee) per il riconoscimento del diritto o possa addirittura essere rideterminato l’importo del bonus.

INSERTO

Nell’inserto tutte le novità sulle pensioni 2015.